Laboratorio XI: scrittura a mano e alberi millenari.
E poi: lattine di Coca-Cola, vaticanisti, Asako Yuzuki e un libro che mi ha irritato.
Laboratorio è un contenitore che riunisce link a testi, podcast e/o materiale video che hanno colpito la mia attenzione nel mese precedente (più o meno).
Oggi solo una sezione: Leggere. In fondo c’è qualche chiacchiera sui libri che sto leggendo in questo periodo.
Il prossimo Laboratorio arriverà il 16 aprile, e conterrà un indizio per la prima uscita Primavera/Estate 2025 de L’altra biblioteca.
🦢 LEGGERE
Beware the man whose handwriting sways like a reed in the wind || Anne Carson || London Review of Books
Una meditazione — se il termine non è troppo austero per la flessibilità giocosa1 di Carson — su Cy Twombly, Catullo, la scrittura a mano, la grafia, la boxe, e il morbo di Parkinson da cui è affetta.
Reading During a Genocide || Isabella Hammad || The Yale Review
Esaminando gli echi nel nostro presente del recente passato, la scrittrice Isabella Hammad2 scrive del romanzo Sitt Marie-Rose dell’artista Etel Adnan3, incentrato sulla siriana e cristiana Marie-Rose Boulos, rapita e uccisa per aver aiutato i palestinesi all’inizio della guerra civile libanese cominciata nel 1975.
Conversations are the new unit of culture || One Thing
Conversazione tra Kyle Chayka e lo scrittore Tope Folarin sul tema… della conversazione come formato vecchio e nuovo tra podcast, eventi dal vivo e club del libro.
Ulteriore segnale del fatto che, dopo i confinamenti dovuti alla pandemia, c’è una grande fame di comunicazione con gli altri e di condivisione di esperienze (penso anche al ritorno al cinema delle fasce più giovani della popolazione, quando stimolate dal marketing e dal passaparola).
Appunti per il Bonus LAB dell’anno scorso sulle vite degli ultimi (?) tycoon italiani.
What Was A Heartbreaking Work of Staggering Genius? || Dan Kois || Slate
Non ho mai letto L’opera struggente di un formidabile genio, credo più che altro per ragioni anagrafiche, ma ne ricordo confusamente l’impatto. Questo pezzo ne analizza accoglienza contemporanea, eredità e conseguenze per Dave Eggers.
I Vaticanisti: Meet the Reporters Covering Pope Francis || Sacha Biazzo || Columbia Journalism Review
Seguire il Vaticano: forse tra i mestieri più strani, nel settore del giornalismo?
The art in the analyst’s room || Anna Parker || Aeon
Come arredano il loro studio gli psicologi? Un articolo che è piaciuto ai miei due amici che esercitano la professione.
E ancora: Com’è, cos’è, un romanzo “serio”? ● Fosco Maraini, reporter d’altri mondi ● L’angoscia dell’archivio ● Intervista ad Asako Yuzuki, autrice di Butter (tra le mie letture notevoli del 2024) ● Per il centenario del New Yorker, Tina Brown ricorda (dove? nella sua newsletter su Substack) i suoi sei anni da editor della rivista ● L’illusione di una polizia democratica in Italia ● Cinque esordi di registe francesi ● La critica culturale come tipo di content su TikTok ● Adorno e il cinema ● Costruire case con lattine di Coca-Cola e creare alberi millenari ●●●
Sull’onda di Take Six Girls di Laura Thompson, dedicato alle sorelle Mitford (Nancy, la scrittrice; Pamela, la gentildonna di campagna; Diana, la fascista; Unity, la nazista; Jessica, la comunista; Deborah, la duchessa di Devonshire), ho letto La signora Gocà di Marella Agnelli, libricino Adelphi in gradevole italiano che riporta ricordi della sua famiglia e della sua infanzia.
Uno spaccato della cosmopolita nobiltà italiana di inizio Novecento, dove il poliglottismo si dava per scontato4 ed era comune per gli uomini sposare americane più o meno provviste di capitali, nonché conferma di quanto affermava il mio primo amore, vale a dire che in questa stratificazione sociale le potenziali carriere si orientano soltanto su finanza, diplomazia e alti gradi dell’esercito (Filippo Caracciolo, padre dell’autrice, sceglie la seconda opzione perché si rivela poco portato per la prima).
Non tanto What Maisie Knew, piuttosto una sorta di Golden Bowl scritto dal punto di vista della figlia (invece che del figlio) di Maggie Verver e del principe Amerigo? Forse esagero.
Un art director al quale parlavo di Credere allo spirito selvaggio di Nastassja Martin (LAB 37) mi ha consigliato un libro che mi ha irritato perché mi sembra di riconoscere nel testo l’ipocrisia di un certo tipo di persona che abbonda nella mia cerchia: Land Sickness di Nikolaj Schultz, sociologo danese e apparente delfino di Bruno Latour (in italiano Mal di terra, Wetlands, traduzione di Serena Parisi).
Schultz agens, che vive in una casa senza aria condizionata nella torrida estate parigina del 2020, sfugge all’afa della capitale grazie all’invito di due amici, che possiedono una barca (12 metri, costruita negli anni ‘70 per il loro nonno, vincitrice di prestigiose regate) ormeggiata a Porquerolles, rinomata isola al largo della costa mediterranea francese. Da qui parte una sua investigazione riguardo l’impatto locale della crisi ambientale, prevedibile per qualsiasi lettore italiano: turistificazione, erosione delle spiagge, messa a rischio della riserva idrica.
Schultz auctor è abbastanza furbo da riconoscersi parte del problema, eppure l’intero libro non si trasforma mai in qualcosa di diverso da un coacervo di ecoansia intellettualizzata.
Leggiamo che Pareto, Marx e Bourdieu sono fondamentali, certo, però nessuna delle loro teorizzazioni “è sufficiente per descrivere le nuove lotte della classi geosociali”; questa opinione dal fondamento discutibile rende ancora più interessante il fatto che Schultz non spieghi mai in che modo ha conosciuto persone che possiedono quel tipo di barca e che scelgono proprio questo luogo di vacanza — frequentato anche da Emmanuel Macron, da Bernard Arnault di LVMH con il suo yacht, e dalla scrittrice Delphine de Vigan con il marito François Busnel, come scrive Schultz stesso. Immagino che eviti di indagare questo rapporto sociale perché non si sputa nel piatto da cui si mangia, così preferisce colpevolizzare sua nonna, la cui unica colpa pare sia far parte di una generazione che non si è occupata di custodire il futuro; non è dato sapere nulla di più concreto su di lei5 perché è solo un personaggio introdotto come simbolo delle generazioni precedenti, viste dall’autore come del tutto omogenee6.
Land Sickness si conclude con il brano social network-friendly che si trova alla fine de Le città invisibili di Italo Calvino (“cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”), regalo di uno dei due amici marinaretti.
Schultz è giovane (= un accademico sotto i 40) e si presenta bene, ergo non sono mancati un profilo su Die Zeit e un’intervista con l’immarcescibile Hans Ulrich Obrist; come la copertina del suo libro, è perfetto per essere fotografato e subito dopo dimenticato7.
Per il resto… sto rileggendo i due libri per l’uscita LAB di giugno mentre prendo paginate di appunti, e facendo le dovute ricerche per l’uscita di maggio (il 7.05 è dietro l’angolo).
L’immagine di copertina è un quadro di Winifred Nicholson.
Che a volte mi infastidisce.
Ha pubblicato due romanzi, The Parisian ed Enter Ghost, e un libro di non fiction, Recognising the Stranger: On Palestine and Narrative; Giulia Boringhieri ha tradotto il primo per Einaudi, uscito con il titolo Il parigino. Molti ricorderanno la conversazione tra Hammad e Sally Rooney sul Guardian.
Tradotto in italiano nel 1979 da Gabriella Agrati e Letizia Magini per le Edizioni delle Donne — casa editrice il cui catalogo si potrebbe ristampare oggi nella sua totalità senza essere in ritardo sul mondo contemporaneo.
Benedetto Croce “non ammetteva che i classici fossero letti in traduzione” (secondo i Ricordi familiari della figlia Elena, che, con il padre e il marito Raimondo Craveri, compare anche nel libro di Marella Agnelli).
E i genitori di Schultz? Su di loro permane il più fitto mistero.
Siccome siamo coetanei, se fosse italiano forse gli sibilerei: rifletti per cinque secondi sulla riforma agraria del 1950, ti pare che la generazione dei nostri nonni possa essere considerata un blocco unico?
A scanso di equivoci, i temi che Schultz tenta di trattare sono, invece, a dir poco importanti e da tenere a mente.