Laboratorio IX: vuoi farmi una domanda?
Architettura radicale, ballare al Cocoricò, stelle di Natale, fidanzati virtuali e salotti di scrittori.
Laboratorio è un contenitore che riunisce link a testi, podcast e/o materiale video che hanno colpito la mia attenzione nel mese precedente (più o meno). A volte i contenuti sono legati alla precedente lettera di LAB, anche se non abbastanza legati da essere inclusi nelle sezioni finali.
Oggi due sezioni: Leggere e Guardare.
Nessun indizio finale, visto che la newsletter va in letargo fino alla primavera, bensì qualche chiacchiera sui libri della mia TBR.
Il prossimo Laboratorio arriverà il 19 febbraio.
Ma prima…
Il 27 gennaio L’altra biblioteca compirà cinque anni.
La tua iscrizione data fin da allora e hai sempre desiderato farmi una domanda, oppure hai trovato LAB da poco e c’è qualcosa che ti confonde? Hai semplicemente voglia di raccontarmi qualcosa di legato alla newsletter o ai libri che ha trattato? O vuoi pormi un quesito di carattere più generale1?
Clicca sul pulsante qui sotto, che ti porterà una pagina apposita, e tell/ask me anything.
Chi invece non ha un account Substack può usare questo link.
Se ci saranno abbastanza domande che mi piacciono, risponderò in un Bonus LAB.
🫧 LEGGERE
Laboratories of the impossible || Joshua Roebke || Aeon
Ho scoperto da questo pezzo che Paolo Giordano e Annalisa (se contiamo i testi delle canzoni, come il vecchio comitato del Nobel) non sono soli, visto che un certo di scrittori ispanofoni ha studiato fisica — Nicanor Parra, Ernesto Sábato, Agustín Fernández Mallo.
Più seriamente, la mia indifferenza verso alcuni autori è stata intaccata da Roebke. Un grande merito.
Cocoricò, il futuro è archeologia || Damir Ivic || Quants
Quando un argomento è trattato da una persona con esperienze di prima mano, si sente. È il caso di Ivic con l’epoca eroica del Cocoricò, club che non ha bisogno di presentazioni, ritratta nel documentario Cocoricò Tapes di Francesco Tavella.
Chasing a vibe pic || Chris Erik Thomas || One Thing
Vedere un’immagine online e andare alla ricerca della sua provenienza; l’estetica generica enfatizzata dalla mancanza di contesto.
Ginsberg, Didion, Sontag: Inside the Apartments of New York City Literary Legends, c. 1995 || Dominique Nabokov || LitHub
La settimana scorsa, in libreria, stavo sfogliando un libro di Apartamento intitolato New York Living Rooms, ma mi sono dimenticata di scattare una foto al salotto di Elizabeth Hardwick perché ero in ritardo a un appuntamento; l’ho ritrovato qui. Su Open Library c’è l’edizione del 1998, anche se la scannerizzazione è imperfetta.
Come scriveva Cristina Campo ad Alessandro Spina: salotti, salotti, salotti.
Il salotto di Elizabeth Hardwick (con testa fantasma?).
What the Most Famous Book About Trauma Gets Wrong || Emi Nietfeld || Mother Jones
Disamina del famoso The Body Keeps the Score di Bessel van der Kolk (in italiano Il corpo accusa il colpo2) approfondita e circonstanziata, non un regolamento di conti come spesso sono i takedown, forma che ormai mi infastidisce.
Attention is what makes us human || Daisy Alioto || Dirt
Una delle poche riflessioni interessanti sull’intelligenza artificiale, alla quale manca un fondamentale attributo umano: l’attenzione.
When we fall in love with someone’s mind, it has far less to do with what they create and more to do with what they direct their attention toward.
La domanda più importante rimane sempre: a chi o a cosa dedichiamo la nostra attenzione?
Operation Nietzsche || Morten Høi Jensen || Commonweal
C’è un nuovo libro sulla riscoperta postbellica di Nietzsche, avvenuta grazie a due studiosi italiani: Giorgio Colli e Mazzino Montanari. Affascinante quasi quanto la vicenda italo-sovietica che aveva portato alla pubblicazione de Il dottor Živago da parte di Feltrinelli.
Celebrated New Yorker Writer Enlisted as Model || Jacob Gallagher || New York Times
I libri di Patrick Radden Keefe sono quella rara avis: saggistica che vende bene riguardo temi complessi come il conflitto in Irlanda del Nord (Non dire niente, da cui è stata tratta una serie televisiva considerata tra le migliori del 2024) o l’industria farmaceutica (L’impero del dolore).
Così, il marchio di abbigliamento J.Crew ha deciso — sotto suggerimento di Chris Black, una delle due voci del famoso podcast How Long Gone — di farne il suo testimonial, immagino per intercettare il segmento demografico “papà che si informano”.
Niente di nuovo sotto il sole: tutti ricordano Didion per Céline e, qualche decennio prima, per Gap, in una campagna che includeva anche William Burroughs. Per conquistare il consumatore statunitense, negli anni Ottanta l’Amaretto di Saronno si era rivolto a Tama Janowitz. Ancora più indietro nel tempo: Jean Cocteau reclamizzava televisori nel 1960, Colette (tra vari prodotti) le Lucky Strike nel 1930.
Non so se in Italia ci sentiamo poi così più sobri; ricordo ancora le polemiche per la copertina di Io Donna con alcune scrittrici affermate.
Get your bag, PRK!
Français, Français, Français || Sean Nam || The Baffler
Profilo di Claude Sautet, cronista di una certa borghesia francese3 che non si è mai allineato alla Nouvelle Vague. Il titolo del pezzo viene da Truffaut: una definizione, per T. non elogiativa, dell’opera di Sautet.
Due aneddoti personali: ho letto Un eroe del nostro tempo di Michail Lermontov dopo aver scoperto che Sautet si era basato sul romanzo per uno dei suoi film che amo di più, Un coeur en hiver; ho guardato da poco il perturbante Occhi senza volto di Georges Franju e dai titoli di testa risulta che Sautet ha partecipato alla stesura della sceneggiatura (insieme al celebre duo di scrittori Boileau-Narcejac).
Chat GPT Therapy, AI Boyfriends, and the Rise of Automated Intimacy || Cassidy George || The Face
Non è affatto un testo allarmista o alla “ah, i giovani d’oggi”4, però dopo averlo finito ho pensato soltanto: quanta solitudine.
A sturdy and voluptuous weed || Jack Young || Tank
Storia della poinsettia, cioè la stella di Natale, e di come sia diventata un simbolo delle feste natalizie: prevedibile unholy union di colonialismo e cattolicesimo.
Sepolta viva in una tomba || Paola Caridi || Invisible Arabs
Tra gli ostaggi palestinesi liberati domenica 19 c’è anche l’accademica e deputata Khalida Jarrar. Ne scrive la studiosa Paola Caridi, di cui consiglio il bel libro Il gelso di Gerusalemme.
🏬 GUARDARE
Amore radicale || Elettra Fiumi || Raiplay
La regista gira questo documentario utilizzando la voce e i ricordi di sua madre, Terry Fowler, per raccontare la figura di suo padre, l’architetto Fabrizio Fiumi, una delle anime del fiorentino Gruppo 9999, collettivo di architettura contemporaneo di Archizoom e Superstudio. Questo taglio familiare mi ha in parte ricordato My Architect di Nathaniel Kahn, dedicato al padre Louis Kahn; eppure, nonostante questa prospettiva “da dentro” è molto meno agiografico de L’amatore, un documentario incentrato su Piero Portaluppi. Architetti, architetti, architetti5.
🎐 BUONI PROPOSITI PER IL 2025
Intorno ai cinque libri da leggere, alcuni libri LAB.
Nell’ultima uscita dicevo che cerco di leggere sempre tutti i libri in mio possesso: in orizzontale, nella foto, quelli che mi mancano.
In alto (avvolto nella carta velina) e in basso, ci sono i miei “vorrei ma non ci riesco” da almeno un lustro: Lettera all’Editore di Gianna Manzini (di cui Mondadori ha da poco ristampato il più abbordabile Ritratto in piedi) e La figlia prodiga e altre storie di Alice Ceresa (ristampato da una reincarnata Tartaruga — le “altre storie” incluse nella mia vecchia edizione sono La morte del padre e Bambine).
Al centro, uno dei romanzi più conosciuti di Graham Greene: avevo iniziato a leggerlo, poi mi sono interrotta per ragioni sentimentali (nel senso più deteriore dell’aggettivo). Ce l’ho soltanto dall’autunno scorso, ergo non resta che prendere coraggio.
Infine, due libri che ho acquistato da poco meno di un anno e mezzo ma per i quali non ho ancora trovato lo stato d’animo giusto: Barbara di Marise Ferro, una scrittrice che mi piace molto e a cui prima o poi dedicherò un’uscita; Nel cuore della notte algerina di Assia Djebar, perché non aver mai letto niente di suo è una mia grande lacuna.
L’immagine di copertina è di Lita Albuquerque.
Anche se, per tutte e tre le eventualità, parto sempre da un presupposto riassumibile in “a chi vuoi che importi?”.
Ricordavo “il corpo tiene il conto”, probabilmente perché è la traduzione letterale del titolo originale.
Ma forse facciamo prima a dire a quali registi francesi non si attaglia questa definizione.
Chi redige la rubrica Laboratorio e la newsletter L’altra biblioteca si impegna a non essere allarmista o un vecchio trombone.
En passant, un’amica mi ha segnalato che gli inglesi Archigram sono tornati con una nuova pubblicazione (anni fa ho scoperto che Peter Cook è il padre di A.G., il musicista e produttore — una sorta di versione britannica di Andrea Branzi e La Pina).